Parlare di trasporto pubblico all'Aquila significa tenere insieme almeno tre livelli diversi: le linee urbane che collegano quartieri e frazioni al centro, i collegamenti extraurbani verso la provincia e l'uso “turistico” dei bus, ad esempio verso Campo Imperatore d'inverno e d'estate. È un mosaico complesso, in cui convivono AMA Mobilità, TUA e altri operatori regionali.
Negli ultimi anni le linee urbane hanno provato ad adattarsi a una città profondamente cambiata: nuovi poli direzionali, scuole spostate, uffici pubblici riaperti in centro, residenze universitarie, servizi sanitari distribuiti tra più sedi. Alcune tratte sono state rafforzate nelle ore di punta, altre hanno visto riduzioni o rimodulazioni in base all'uso effettivo.
Le criticità più evidenti emergono nelle fasce serali e nei collegamenti tra frazioni e centro storico: qui la percezione, per molti, è ancora quella di un servizio che “non ti salva l'agenda” e che difficilmente può sostituire in modo stabile l'auto privata. A questo si aggiunge, nei periodi di picco invernale, la gestione degli utenti diretti a Campo Imperatore, con l'introduzione di navette sostitutive in occasione dei lavori alla funivia e la necessità di calibrare le corse sulla base dei flussi reali.
Sul fronte extraurbano, l'asse L'Aquila–Marsica–Sulmona–Alto Sangro continua a poggiarsi in gran parte sui servizi regionali, con un equilibrio non sempre semplice tra corse feriali, scolastiche e collegamenti festivi. Chi vive fuori dal capoluogo sa che, in molti casi, gli orari sono pensati più per chi studia o lavora che per chi vorrebbe usare il trasporto pubblico anche per iniziative culturali o per il tempo libero.
In questo quadro, la sfida vera è duplice: da un lato continuare a investire su mezzi e percorrenze, dall'altro rendere il sistema leggibile e affidabile per chi non è abituato a usarlo. Orari chiari, informazioni aggiornate, canali digitali semplici, ma anche punti fisici dove avere indicazioni restano elementi decisivi per costruire fiducia.
Dal punto di vista di chi abita il territorio, l'auspicio è che i prossimi anni vengano letti come un'occasione per legare davvero viabilità, trasporto pubblico e trasformazioni della città: meno servizi “a compartimenti stagni” e più integrazione tra chi si occupa di strade, parcheggi, bus e pianificazione urbanistica. Solo così il trasporto pubblico potrà diventare una scelta e non solo un ripiego quando non si può usare l'auto.


