Tra il massiccio del Gran Sasso, il Velino–Sirente e le valli interne della provincia si sviluppa un reticolo di statali e provinciali di montagna che, negli ultimi anni, è tornato al centro dell'attenzione. Per chi vive questi territori ogni giorno, sono l'unico collegamento con scuole, ospedali, servizi essenziali. Per chi arriva da fuori, soprattutto in moto o in bici, sono diventate mete vere e proprie: curve, panorami, paesi arroccati, passi che in poche decine di chilometri cambiano completamente scenario.
Le strade che portano verso Campo Imperatore, l'Altopiano delle Rocche, il Sirente o i collegamenti trasversali tra Aquilano, Marsica e Valle Peligna vengono raccontate sempre più spesso sui canali social di mototuristi e ciclisti come itinerari “da fare almeno una volta”. Un racconto che ha portato movimento, presenze, ricadute economiche diffuse su bar, rifugi, piccoli ristoranti e strutture ricettive lungo i percorsi.
Questo stesso successo, però, ha messo in evidenza anche le criticità di una viabilità di montagna storicamente fragile: carreggiate strette, dissesti dovuti al gelo e allo scioglimento delle nevi, barriere incomplete, tratti con scarsa visibilità e manutenzioni rimandate. Elementi che pesano sulla vita quotidiana dei residenti e che, nei fine settimana più affollati, possono trasformarsi in un fattore di rischio anche per chi arriva per turismo.
Negli ultimi anni Provincia e Comuni hanno avviato diversi cantieri di manutenzione straordinaria proprio su queste strade: rifacimenti di tratti ammalorati, nuovi guardrail, sistemazione di muri di contenimento, interventi su ponti e versanti instabili. L'obiettivo dichiarato è duplice: garantire collegamenti sicuri a chi ci vive e, allo stesso tempo, rendere più affidabile un sistema viario che è ormai parte integrante dell'offerta turistica dell'Aquilano.
Per il mondo del mototurismo, che negli ultimi anni ha scoperto in massa queste statali di quota, la sfida è convincere sempre più persone a viverle con consapevolezza: rispettando limiti, condizioni del manto stradale, convivenza con chi abita e lavora lungo i percorsi. Per le istituzioni, quella di proseguire con una programmazione che non si limiti alla risposta emergenziale dopo l'ultima frana o la buca di troppo, ma costruisca una manutenzione ordinaria all'altezza di un territorio che ha scelto di puntare anche su questo tipo di mobilità lenta.
In mezzo ci sono i paesi di montagna, che da queste strade dipendono ogni giorno: per andare a scuola, in ospedale, al lavoro. Per loro, vedere passare gruppi di moto o biciclette non è solo una curiosità: è il segnale che, se le condizioni di sicurezza saranno garantite, queste statali potranno restare una risorsa e non trasformarsi nell'ennesimo fattore di isolamento.

