Il 2024 è stato definito dal Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo come un anno “nero” per gli incidenti in montagna: 423 missioni di soccorso in un solo anno, con un raddoppio delle vittime rispetto al 2023. Una parte consistente di questi interventi ha riguardato il Gran Sasso e i massicci dell'Aquilano, a conferma di quanto il territorio sia frequentato, ma anche esposto ai rischi legati a meteo, inesperienza e sottovalutazione dei percorsi.

Il 2025 si è aperto sulla stessa linea: interventi in quota per escursionisti sorpresi dal maltempo, alpinisti in difficoltà sulle vie classiche del Corno Piccolo, richieste di aiuto per cadute su terreni innevati o ghiacciati. Ogni volta, la macchina del soccorso si mette in moto con tecnici, medici, elicotteri e squadre di terra che conoscono alla perfezione i canaloni, le creste e i valloni del Gran Sasso.

Questi numeri raccontano due cose: da un lato la crescita esponenziale della frequentazione della montagna, dall'altro un livello di consapevolezza che non sempre è all'altezza dei luoghi che si scelgono. Attrezzatura inadeguata, sottovalutazione del meteo, tracce seguite sullo smartphone senza una reale conoscenza del terreno, assenza di ramponi o casco dove sarebbero indispensabili sono elementi che ricorrono in molte relazioni di intervento.

Il Soccorso Alpino, insieme a rifugi, guide e associazioni, ripete da anni gli stessi concetti: pianificare l'uscita, informarsi bene sulle condizioni, sapere rinunciare quando qualcosa non torna. Ma la montagna “social”, fatta di foto spettacolari e racconti sintetici, rischia spesso di mettere in secondo piano la parte meno glamour: la preparazione, la fatica, l'allenamento necessario.

Per il 2026, l'auspicio diffuso è che si riesca a invertire almeno una parte del trend: meno interventi dettati da errori banali, più uscite gestite con buon senso. In questa direzione vanno i corsi, le serate informative, i materiali divulgativi messi in campo da chi in montagna ci vive e ci lavora, spesso in collaborazione con le istituzioni.

Chi frequenta il Gran Sasso e le altre montagne aquilane sa che il Soccorso Alpino c'è, e c'è sempre. Ma l'obiettivo condiviso è che ci sia sempre di meno bisogno di chiamarlo, perché cresce la consapevolezza di quello che significa mettersi su un sentiero, una cresta o una via di ghiaccio in un ambiente che resta, per definizione, magnifico ma vulnerabile.